domenica 29 gennaio 2012

le monografie 2 - I film di Sartana

SARTANA!
...il diavolo, probabilmente

Tra le mancanze dei produttori nostrani nella gestione della stagione del western italiano c'è da mettere in conto anche l'incapacità di tutelare i nomi dei personaggi simbolo del genere, tutti sfruttati e usati fino alla nausea per ogni genere di produzione. Più ancora dei vari Django e Ringo, a farne le spese è stato il personaggio di Sartana, il cui nome ancora oggi viene associato alle peggiori produzioni di serie Z. Anche a causa dei titoli surreali che distinguono la serie, roboanti e funerei, facilmente utilizzabili per giochi di parole e battute.
Sfortuna critica e cattiva fama paradossali, perché tra tutti gli antieroi degli "spaghetti" Sartana è l'unico ad essere stato protagonista di una saga regolare e ufficiale, curata e coerente. Sartana è praticamente il James Bond del nostro cinema. Non solo per via delle trame intricatissime e dei gadget di cui si serve il protagonista, caratteristiche evidentemente riprese dalla serie di 007, ma anche per lo stile elegante e pop dei film.



La serie di Sartana conta ben cinque film ufficiali, tutti diretti dall'elegante Giuliano Carnimeo, tranne il primo diretto da Gianfranco Parolini. Se Carnimeo è stato il motore della serie, Parolini è stato l'inventore del personaggio, una volta estromesso dalla serie Parolini infatti cercò in tutti i modi di ricrearne uno simile, inventandosi il Sabata di Lee Van Cleef e l'Indio Black di Yul Brinner. Ma Sartana vive soprattutto del fascino del suo interprete: Gianni Garko. Faccia tra le più memorabili del nostro cinema western, miglior emulo di Clint Eastwood, attore carismatico e versatile, il biondo Garko (che aveva già interpretato un personaggio di nome Sartana nel bellissimo Mille dollari sul nero) dona al personaggio un' aria aristocratica e misteriosa, con un che di costantemente minaccioso in sottofondo. Meno incisivo sarà il Sartana interpretato da George Hilton.

"Mi ha fatto paura... per un attimo mi è sembrato un fantasma!" dice un personaggio alla primissima apparizione di Sartana. E in effetti Sartana è un personaggio piuttosto spettrale, anche se più che un fantasma, visto anche il nome, potrebbe essere il diavolo in persona. Come il diavolo sparisce e riappare a suo piacimento, imprendibile e sulfureo. A differenza dello straniero senza nome dei film di Leone, che a un certo punto veniva umanizzato facendogli sorbire un pestaggio, Sartana non viene mai catturato o torturato, a meno che non lo decida lui per i suoi scopi. I suoi avversari raramente lo mettono in difficoltà, il divertimento sta nel vedere dove e quando Sartana salterà fuori e con quale trucco li ucciderà ogni volta. Bounty-killer, becchino, gambler, avvoltoio: la sua unica ragione di vita sembra essere l'oro, che strappa dalle mani di personaggi identificabili come cattivi solo perché relativamente più avidi e spietati di lui.


1968 ...SE INCONTRI SARTANA, PREGA PER LA TUA MORTE di Gianfranco Parolini
con Gianni Garko, William Berger, Klaus Kinski, Fernando Sancho, Sidney Chaplin, Sal Borgese

La serie si apre con un filmaccio tagliato con l'accetta a tutti i livelli, ma divertentissimo. Tutto il film è praticamente una sequela infinita di ammazzamenti. Il body-count è stellare, occhio e croce si vedranno accoppare tra le settanta e ottanta persone. Carogne che uccidono altre carogne e alla fine restano in piedi il protagonista e il becchino. Tutti (ma proprio tutti) fanno il doppio e triplo gioco, tentando di fregare gli altri. Nessun personaggio sembra sfiorato dal minimo senso di umanità, men che mai il gelido e spiritato protagonista, che si aggira per il film intrigando e accoppando al pari degli altri. Anzi, il più simpatico è proprio il più carogna di tutti: il Lusky di un grande William Berger, capace di compiere stragi con la sua mitragliatrice o accoltellare la sua amante sempre con un solare sorriso stampato in viso. Fernando Sancho fa uno dei suoi cento finti generali messicani pieni di patacche e riesce sempre ad essere divertente. Particina anche per uno spietato Klaus Kinski, che esce di scena molto presto, ma con una morte degna di nota; verrà ripescato nel film successivo. Niente di che il resto del cast, ma tanto i personaggi restano in scena al massimo due o tre scene prima di finire tutti accoppati. Qualche svarione nell'intrigo, ma non è evidentemente la trama ciò che conta.


1969 SONO SARTANA, IL VOSTRO BECCHINO di Giuliano Carnimeo Con Gianni Garko, Frank Wolff, Klaus Kinski, Gordon Mitchell, Ettore Manni, Sal Borgese, Renato Baldini, Rick Boyd, José Torres

Notevole salto di qualità della serie, che dal ruspante Parolini passa nelle mani del più raffinato e sofisticato Carnimeo. Uno dei classici di tutto il western all'italiana. Memorabile fin dalla strepitosa colonna sonora e gli spettacolari titoli di testa su sfondo rosso, tutti giocati sugli elementi distintivi di Sartana. Coloratissimo e stilizzato il film porta alle estreme conseguenze il lato gioiosamente macabro del genere. Assistiamo quindi ad un' altra iperbolica girandola di stragi e omicidi, con Sartana che si distingue dagli altri solo perché più abile ad ammazzare e a non farsi ammazzare. Se non fosse per la divertita aria pop e da fumetto che si respira, la visione del mondo proposta dal film sarebbe spaventosa, con un cumulo di personaggi senza alcun freno morale, accecati solo dalla più bieca avidità. La trama è intricata a livelli surreali, il che permette agli autori di sbizzarrirsi in colpi di scena e sequenze ad effetto a ripetizione. Esplosiva la galleria di personaggi messi in scena, a cominciare dalla schiera di bounty killer che si mettono sulle tracce di Sartana, ingiustamente ricercato per una rapina. Il film conta su facce mitologiche del genere come Frank Wolff, Gordon Mitchell, Sal Borgese, Rick Boyd, José Torres, Ettore Manni. Si ritaglia quasi un film tutto suo uno strepitoso e divertentissimo Klaus Kinski, nella parte del biancovestito Hot Dead, gambler incapace di giocare a poker(!), che fa il bounty killer solo per ripagare i debiti di gioco.



1970 BUON FUNERALE AMIGOS... PAGA SARTANA di Giuliano Carnimeo
con Gianni Garko, Daniela Giordano, George Wang, Ivano Staccioli, Helga Liné, Luis Induni, Franco Ressel, Rick Boyd

Bello quasi come il precedente e un po' diverso: è il più serio e il meno ironico di tutti i film di Sartana, quello più concentrato sulla trama gialla e misteriosa. Molto cupo e quasi gotico, visto anche il gran numero di sequenze notturne, girato quasi come fosse più un thriller che un western. Pochissimi gadget e nessuna scenografia fantasiosa. Ad un Sartana più sulfureo e fantasmatico che mai, fanno da contraltare non i soliti avversari pittoreschi, ma personaggi ambigui e sfuggenti che si muovono nell'ombra. Unica nota di colore la riuscitissima figura di biscazziere cinese (il "cinese di Roma", George Wang), protagonista del bellissimo e beffardo finale. L'aria pop del film sta tutta nell'eleganza e cura dello confezione: regia stilizzatissima, fotografia dai colori saturi, colonna sonora di gran classe. Forse è il capitolo che più mostra i debiti di Sartana con 007, tanto che stavolta il suo interesse non è concentrato unicamente sull'oro, visto che va persino a letto con una gran bel pezzo di figliola (Daniela Giordano), anche se non del tutto disinteressatamente. Il numero dei morti ammazzati è insolitamente basso per gli standard della serie, "appena" poco più di una ventina, quasi tutti defunti nei ripetuti attentati a Sartana che costellano il film. Qui come nel prossimo film Garko ha i baffi.


1970 UNA NUVOLA DI POLVERE... UN GRIDO DI MORTE... ARRIVA SARTANA di Giuliano Carnimeo con Gianni Garko, Nieves Navarro, Piero Lulli, Bruno Corazzari, Frank Braña, Massimo Serato, Renato Baldini, Sal Borgese

Tornano dosi più massicce di ironia e la serie continua a funzionare come un meccanismo ben oliato. C'è il solito intrigo, stavolta talmente complicato da sfiorare l'incomprensibilità. Come se non bastasse ci sono pure dei flashback menzogneri stile "Rashmon". Non manca la solita caterva di morti ammazzati, attentati, omicidi, doppi e tripli giochi. Se da una parte Carnimeo sembra già voler spostarsi verso i toni più grotteschi e acri dei suoi film successivi con Hilton, il Sartana di Garko diventa un personaggio assolutamente surreale e pop, vero e proprio precursore della moda dello steampunk visto i gadget assolutamente deliranti di cui si serve, tra cui un organo a canne che diventa una mitragliatrice e un piccolo totem - robottino che utilizza nelle maniere più diparate e letali. Nel solito branco di carogne che per tutto il film, per il solito bottino conteso, si fanno le scarpe a vicenda, si distingue la sempre meravigliosa Nives Navarro. Purtroppo è l'ultimo Sartana con Garko.



1970 C'E' SARTANA VENDI LA PISTOLA E COMPRATI LA BARA! di Giuliano Carnimeo
con George Hilton, Charles Southwood, Erika Blanc, Piero Lulli, Nello Pazzafini, Marco Zuanelli, Rick Boyd, Luciano Rossi

Titolo da antologia della serie e ultimo dei Sartana ufficiali. Sempre diretto dall'ottimo Carnimeo, ma con il biondo Garko sostituito dal moro George Hilton. Continuando le analogie con 007, questo passaggio di testimone fa lo stesso effetto di quello tra Sean Connery e Roger Mooore nella serie dell'agente segreto. L'ironia macabra e mortifera dei film precedenti si stempera un po', i morti ammazzati sono sempre parecchi, ma si respira un' aria relativamente meno crudele, più leggera e più apertamente parodistica. In una scena il Sartana di Hilton si dimostra addirittura premuroso e generoso con una vedova e il suo marmocchio, rivelandosi un po' più gambler e un po' meno becchino. Il film è comunque il solito spasso, divertente e ricchissimo di trovate, girato con il consueto mestiere e confezionato in maniera impeccabile. Mancano forse personaggi forti come nei film precedenti, anche se gli antagonisti sono i collaudatissimi Nello Pazzafini, nella parte del solito bandolero messicano, e Piero Lulli, in quella altrettanto solita dell'affarista corrotto. Nella parte di una coppia di fratelli killer mitico il doppio cameo di Rick Boyd e Luciano Rossi, i due biondini psicotici per eccellenza del cinema di genere italiano. Il pezzo forte è il lungo e gustoso scontro finale tra Sartana e un Sabata biancovestito e con l'ombrellino rosa. L'unico vero difetto del film è che al quinto giro di giostra la formula inizia a mostrare la corda.

Forse per questo, Carnimeo e Hilton decidono di mettere da parte Sartana e di dar vita ad un altro personaggio: Alleluja. Nonostante tutto però si tratta in tutta evidenza sempre dello stesso personaggio, anche dal punto di vista estetico difficilmente distinguibile da Sartana. Quindi le due pellicole di Alleluja possono tranquillamente essere considerate un' appendice alla serie ufficiale. Ma dei legittimi (anche se non sempre degni) eredi di Sartana ne scriveremo alla prossima occasione.

Tommaso Sega

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