martedì 19 giugno 2012

i film 37 - Outlaw Justice


1999 OUTLAW JUSTICE (o THE LONG KILL)
di Bill Corcoran con Willie Nelson, Kris Kristofferson, Travis Tritt, Chad Willett, Sancho Gracia, Jonathan Banks, Waylon Jennings

Scritto da Gene Quintano, con Tony Anthony come "supervising producer", è il film gemello di Dollar for the Dead, anche se non sembrerebbe. In realtà fa più parte del filone di film western per la Tv interpretati da star - spesso attempate - del country americano, che ha come capostipiti film come Kenny Rogers as The Gambler (1980) e in questo caso soprattutto Gli Ultimi Giorni di Frank e Jesse James (1985), il primo di una piccola serie di film che vede protagonisti, in varie formazioni, i componenti del supergruppo country Highwayman.


I due fuorilegge nerovestiti Kris Kristofferson e Willie Nelson si mettono in viaggio per vendicare l’uccisione del loro vecchio compare Waylon Jennings (che a dispetto delle locandine fa giusto un cameo di un minuto nel prologo), ammazzato dal cattivo Sancho Gracia (lo splendido protagonista di 800 balas). Ad accompagnarli un giovane e coraggioso sceriffo interpretato da Travis Tritt (un altro cantante country) e il figlio dell’ucciso, il quale vorrebbe condurre una vita diversa rispetto a quella irregolare del padre e dei suoi amici. Prima di poter compiere, a caro prezzo, la loro vendetta in Messico troveranno il tempo di far piazza pulita di razzisti in un paese, salvare una carovana in pericolo e recuperare il bottino di una rapina in banca di cui sono stati ingiustamente accusati.


Di spaghetti western ha solo i cari e inconfondibili paesaggi dell’Almeria (e una fulminea apparizione di Aldo Sambrell nei panni di un tizio spaventato dallo sguardo di Kristofferson) e non c’è nemmeno il tentativo di rinnovarsi con qualche improbabile contaminazione come provato in "Dollar for the Dead". Siamo più dalle parti dei western essenzialmente basati sui caratteri dei personaggi di Howard Hawks, dove quindi la storia è più che altro un canovaccio e lo spettacolo funziona se funzionano i personaggi. Scontato che l'anonimo e iper-prolifico regista televisivo Bill Corcoran non è Hawks. E non corre neanche il rischio che qualcuno possa fare confusione. Detto che tra le centinaia di cose che ha diretto quel che spicca di più è qualche episodio de "Il mio amico Ultraman" e "McGyver", non c’è probabilmente da aggiungere altro. 

E infatti "Outlaw Justice" è un blando e anonimo western per la TV girato con quattro soldi. Come molti prodotti analoghi è un film dal ritmo titubante, che si sofferma più volentieri su un dialogo durante un bivacco che non su un duello all’ultimo sangue. Praticamente privo di una storia è poco più di una sequela di tipiche situazioni western, intervallate da cavalcate commentante da qualche canzone country, magari cantata da uno degli attori protagonisti. Le motivazioni che spingono i personaggi ad agire sono puramente accessorie, compreso il pretestuoso percorso formativo del figlio del compare morto. Il senso dello spettacolo si esaurisce essenzialmente nel mostrare i protagonisti che dicono e fanno delle cose. Ancora più corretto dire che lo spettacolo è mostrare gli ATTORI che impersonano i protagonisti che dicono e fanno delle cose. Infatti il carattere dei personaggi è poco più che un'appendice delle facce degli attori, che nel caso di Kristofferson e Nelson sono quasi più due vere e proprie maschere. Se tali maschere affascinano e fanno simpatia il film è vedibile e anche gradevole, altrimenti è una noia mortale. O comunque uno spettacolo assolutamente anonimo, che comunque all'attivo della pellicola va messa una discreta dose di scene d’azione, dirette magari con scarsa verve, ma con un gran lavoro degli stuntman spagnoli.


Per quanto ancora in perfetta e invidiabile forma fisica l’allora sessantasettenne Nelson e il sessantaquattrenne Kristofferson sembrano due novantenni, forse per contrasto con il gusto troppo moderno del loro look dark. Anche così, dominano la pellicola con il loro carisma. Kristofferson fa un personaggio taciturno alla Clint Eastwood, Nelson il vecchio pistolero pieno di umanità. I momenti migliori del film sono ovviamente tutti loro. Spassosa la scena in cui entrano disarmati in un saloon pieno di bulli che se la stanno prendendo con mamma e figlio indiani, escono apparentemente con la coda fra le gambe, vanno a riarmarsi, tornano dentro e fanno una strage. Il film si collega anche alla filosofia del cosiddetto outlaw country, il movimento musicale di cui Kristofferson e Nelson sono due dei principali esponenti, per cui abbiamo come protagonisti sì dei fuorilegge, ma dotati di un loro senso dell’onore e di incrollabili valori.

In America conosciuto anche come The Long Kill, inedito in Italia e uscito nella sale cinematografiche solo in Spagna.

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